2000 Città unite in un’unica preghiera: “We want peace in the Holy Land” ROMA - Si è conclusa da poche ore la Terza Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa, celebrata in 2000 città di tutto il mondo. L’iniziativa di preghiera nata dalla volontà di alcune associazioni cattoliche giovanili (tra cui noi Papaboys, ma anche l’Apostolato ‘Youth for life’ ed il network mondiale delle Cappelle di Adorazioni perpetua ed Adunanza Eucaristica), e patrocinata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che in questa terza edizione sono riuscite a coinvolgere, convogliandole in un’unica preghiera mondiale di 24 ore, le voci di milioni di fedeli affinché un comune grido di speranza potesse “salire fino al cuore del Signore e riportare la pace nella Sua terra”.
Partendo da Gerusalemme, e poi da Roma a Tokio, passando per Lima, Buenos Aires e New York, con una presenza in quasi tutti i continenti, le 2000 città che hanno partecipato a questa due giorni di preghiera si sono incontrate, per qualche ora, mettendo da parte tutte le incomprensioni sociali e giuridiche che rappresentano il quadro geopolitico di questo nostro mondo, sempre disastrato a causa di poche lobbie di controllo che governano, o (non)provano a farlo. Il 29 e 30 gennaio 2011 si è provato ad andare oltre, come ormai succede da tre anni, ai rapporti ed alle problematiche che caratterizzano la società mondiale e ci si è concentrati con il Re della Pace al centro dell’azione ispirata, per tentare di portare un seme di speranza in un terra falcidiata da un conflitto pluriennale che i potentati che governano la terra non possono o non vogliono risolvere, anteponendo, scusate l’ovvietà, gli interessi di pochissimi alla vita di migliaia di persone ed alla storia di un luogo così importante non solo per i cristiani ma per l’umanità tutta.
Non solo Terra Santa, in ogni caso, nel 2011 i conflitti in corso nel mondo sono 24, compreso quello tra israeliani e palestinesi. I dati sono a dir poco allarmanti e, mentre in Italia si discute delle abitudini sessuali della politica, i morti continuano a crescere: quasi 200.000 solo in Medio Oriente dal 1984, 330.000 circa in Asia, 585.000 in Africa dal 1992 – a cui vanno aggiunte le vittime scaturite dalla rivolta esplosa in Egitto –, 50.000 in Russia a seguito del conflitto in Cecenia e 300.000 morti in America Latina con una guerra civile che in Colombia prosegue ormai dal 1964.
Questa preghiera quindi vuole proporsi come veicolo di speranza non solo per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, ma anche come strumento per portare nei cuori delle persone una rinnovata idea di pace, dell’Uomo stesso che è la Pace! Proprio i cittadini del mondo hanno risposto con entusiasmo, gioia e profonda conversione di cuore a questa “richiesta di Pace” (leggi richiesta di intercedere presso il Signore ndr); rispetto alla seconda edizione della giornata internazionale di intercessione per la pace le città sono raddoppiate ed il sogno è quello di proseguire su questa strada, programmando sin da subito la quarta giornata, con la volontà di coinvolgere – con l’aiuto della Provvidenza – sempre più città in tutto il pianeta. E’ chiaro ed evidente che non ci interessano i numeri, ma la conversione dei cuori. Per i media, talvolta presi da statistiche e meno dai contenuti, la palma di “leader” per il 2011 va sicuramente agli Stati Uniti con 1725 città coinvolte e 2284 celebrazioni. La grande presenza americana è ovviamente determinata dal grande network di Adorazione Perpetua creato in questi anni, nel silenzio, nel nascondimento rispetto alla società dell’informazione e dell’opulenza, ma formato da uomini e donne d’America, motivati nella ricerca costante di Gesù e spinti da una insaziabile sete di verità.
Anche il Canada si è dimostrato molto sensibile nei confronti di un tema così profondo con 105 celebrazioni e 78 città coinvolte. In Asia hanno partecipato alla due giorni di preghiera 16 città per un totale di 30 celebrazioni. Proprio due delle città ad aver pagato il più alto prezzo della follia della guerra, Nagasaki ed Hiroshima, sono state tra le prime ad aderire a questa terza edizione di preghiera per la Terra Santa, dimostrando sin da subito la volontà di collegarsi spiritualmente a tutte le altre città coinvolte nel mondo ed essere “testimonianza di pace” che può arrivare anche dall’ascolto, dall’accettazione degli errori, ma soprattutto dal perdono.
Proprio la forza della preghiera, e di internet, hanno permesso ai cittadini di Tokio di atterrare spiritualmente in luoghi distanti migliaia di chilometri: Bogotà, Caracas, Quito, Buenos Aires, La Paz, Coritiba, San Paolo e tante altre, che hanno composto la comunità delle città dell’America Latina ed hanno partecipato attivamente alla costruzione di un ponte virtuale che per qualche ora ha collegato Gerusalemme – dove si è celebrata il giorno precedente la Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese per la Riconciliazione, l’Unità e la Pace – a Santa Cruz, Vancouver a Roma, Parigi a Madrid e a tutte le altre città: i cittadini del mondo cristiano, riuniti in un’unica, enorme piazza globale con il Signore, Re dell’Universo, messo al centro del Suo mondo.
Come in ogni cosa però vanno segnalate delle piccole note dolenti, non vogliamo nasconderci: il vecchio continente non è cresciuto, per quanto riguarda numero di celebrazioni e città coinvolte, rispetto alla scorsa edizione della Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa e l’Italia, con 70 città e 79 celebrazioni, è stata un po’ lo specchio della situazione europea. Niente di grave, certamente, anzi uno stimolo per provare a crescere ancora, in Italia come in Francia, in Ucraina, in Russia o in qualunque altro paese che mostrasse la voglia di farsi coinvolgere in questa iniziativa.
Ci sentiamo di cuore di dover dire un particolare grazie al Santo Padre Benedetto XVI, che durante l’Angelus di questa domenica ha ricordato questa giornata, lanciando un appello a gesti concreti per la sospirata pace, così come il Cardinale Turkson e l’Arcivescovo Mons. Toso, rispettivamente Presidente e Segretario del Pontificio Consiglio Pro Giustizia et Pax; il Custode di Terra Santa, poi, che alla Radio Vaticana ha ricordato in occasione della Giornata “che questa intercessione, che ogni anno vede sempre più persone e associazioni unirsi a pregare per la pace nella Terra che Dio ha reso santa con la sua presenza, sia anche un abbraccio a tutti i nostri cristiani che stanno vivendo un periodo di grande tribolazione e di martirio. Sia per loro, questa corale intercessione, un gesto di fraternità da parte dei cristiani di tutto il mondo, e riecheggi nel loro cuore sofferente la sollecitudine dell’angelo che portò l’annuncio ai Pastori: Non temete!” Altro sentito gesto di vicinanza è stato quello del Nunzio e Delegato Apostolico Mons. Antonio Franco che ha ricordato che “Gerusalemme, verso la quale sono rivolti gli occhi del mondo intero, è la città nella quale è accaduto l’incredibile e l’impossibile. Da essa dunque deve essere lanciato il messaggio di speranza che la pace è possibile e che Dio la realizzerà”.
La speranza è quella di riuscire nel tempo avvenire a moltiplicare tutte le forze coinvolte, tutte le comunità cristiane esistenti, tutti i media cristiani esistenti. È difficile, come detto, ma per chi ha fede la parola “impossibile” cessa di avere senso, soprattutto in una terra dove il concetto di “impossibilità” è stato già ampiamente capovolto. Forti delle nostre piccole possibilità, chiediamo al Cielo di permetterci ancora, il prossimo anno, di essere qui, a raccontarvi mese dopo mese, poi giorno dopo giorno, ed infine ora dopo ora, che la Pace è possibile, se Gesù vivesse più a lungo nel cuore di ogni abitante della terra.
sabato 5 febbraio 2011
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