Ciao, Karol - Un libro, 1500 Autori

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lunedì 4 agosto 2008

MARCO PANNELLA ED I PARAGONI ASSURDI TRA PAPA KAROL ED IL CASO DI ELUANA. LA NOSTRA IDEA CONDIVISA


ROMA - “Marco Panella non può assolutamente equiparare e mettere sullo stesso piano le condizioni di salute e di effettiva volontà tra quelle di Papa Giovanni Paolo II e la giovane donna Eluana Englaro”, è quanto afferma il teologo morale campano, padre Antonio Rungi, che interviene nel dibattito aperto da Panella. “Si tratta di due casi morali e clinici completamente diversi – precisa il teologo Rungi- che i medici sanno benissimo spiegare e differenziare da un punto di vista tecnico. Nel caso di Papa Wojtyla non c’è stata alcuna richiesta di interrompere cure, ma di non accanirsi da un punto di vita tecnico per conservare la sua vita.


Nel caso di Eluana si tratta di interrompere cure che sono tali da 16 anni e che comunque hanno conservato in vita questa giovane donna. Si tratterebbe di sapere l’effettiva volontà della paziente in questo caso estremo. La volontà espressa da Eluana riguarda una decisione che ha attinenza con anni passati. Ciò che sta a cuore veramente alla donna, nessuno lo sa, neppure chi ha avanzato la richiesta che sulla sua volontà si procedesse nell’interrompere le cure e quindi avviarla a morte certa. Una volontà espressa anni fa non ha più peso morale, né può essere proposta come soluzione al caso, particolarmente delicato ed estremo in cui si trova Eluana. Rispetto a Papa Wojtyla siamo all’opposto della problematica morale e clinica.


Al Papa non è stato permesso il “suicidio” se questo vuole intendere Pannella, né l’ha desiderato lui, sarebbe contro ogni valore cristiano e contro l’amore alla vita e per la vita che Papa Giovanni Paolo II ha sempre difeso. Né si tratta di eutanasia, in quanto non è stata staccata alcuna spina, né il Papa era in ventilazione artificiale in quel momento. Se si leggono con attenzione tutte le informazioni date sulla salute del Papa negli ultimi giorni, se si leggono i bollettini medici ufficiali si sa benissimo che non stiamo nella stessa condizione clinica di Eluana Englaro. I santi e Papa Giovanni Paolo II è santo desideravano di incontrasi con il Signore, ben sapendo della gioia infinita che l’attendevano nel Paradiso. Ma stiamo su un piano morale e di valutazione soggettiva diversa. La sua richiesta di “farlo morire in pace” non è stata richiesta di eutanasia, né di suicidio, ma semplicemente di evitare quell’accanimento terapeutico che nel caso particolare non avrebbe portato miglioramento; ma il Papa era cosciente e ha deciso lui e non altri al posto suo il da farsi. Basta –conclude il teologo rileggere ciò che lo stesso Giovanni Paolo II scrive qualche anno addietro nella sua Lettera inviata agli anziani, nel 1999, per rendersi conto di quale prospettiva di vita parliamo nel caso di Giovanni Paolo II: “Al tempo stesso, trovo una grande pace nel pensare al momento in cui il Signore mi chiamerà: di vita in vita! Per questo mi sale spesso alle labbra, senza alcuna vena di tristezza, una preghiera che il sacerdote recita dopo la celebrazione eucaristica: In hora mortis meae voca me, et iube me venire ad te – nell'ora della morte chiamami, e comanda che io venga a te.


E la preghiera della speranza cristiana, che nulla toglie alla letizia dell'ora presente, mentre consegna il futuro alla custodia della divina bontà”. Strumentalizzare la morte naturale di un Santo, come fu quella di Giovanni Paolo II per giustificare una pratica di eutanasia celata nel caso di Eluana, nella quale si dovrebbe intervenire con azione diretta a sopprimere la vita umana, non fa onore a Pannella, che pure ha a cuore i diritti civili, che non possono essere portati all’estrema conseguenza di equiparare il civile con il morale che, nel nostro caso, è di ispirazione cristiana cattolica. Il diritto all’aborto da un punto di vista civile non mi legittima da un punto di vista morale. Si faccia, se si ritiene giusto in uno stato democratico una legge sul testamento biologico o sull’eutanasia, ma non si lasci la decisione di intervenire sulla vita ad una singola persona, fosse pure il giudice più coscienzioso del mondo. Un margine di dubbio dovrebbe serpeggiare in tutti se sopprimere la vita su richiesta della persona sia la cosa civilmente, clinicamente e moralmente giusta e possibile”.

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